giovedì 27 febbraio 2014

Aggressività e imitazione

A casa, per strada, a scuola, nei giardini pubblici e in tanti altri contesti, i bambini si comportano in modalità che, se osservate, ricalcano quelle degli adulti. Gli adulti infatti, in primo luogo i genitori (e poi insegnanti, istruttori sportivi, idoli della tv e del cinema,,,) costituiscono fin dai primi anni di vita dei propri figli il riferimento al come comportarsi nel mondo, al come affrontare le tante sfide della crescita, al cosa è giusto e cosa è sbagliato...
A questo proposito, studi ancora oggi molto attuali sono quelli condotti nei primi anni '60 da uno psicologo canadese (Albert Bandura). Questo studioso dimostrò, tramite un esperimento divenuto ormai noto, come l'apprendimento di condotte aggressive da parte dei bambini potesse avvenire anche senza esperienza diretta ma tramite imitazione di modelli osservati. 
 

In seguito, molti altri ricercatori hanno dimostrato come la visione di scene violente trasmesse in televisione potesse costituire un modello di apprendimento di altrettanta violenza da parte del bambino e dell'adolescente.
Tornando ai giorni nostri, recentemente, in Australia, è stato realizzato un spot volto a sensibilizzare l'opinione pubblica proprio su questa tematica.


Vi lascio con una domanda:
Ci rendiamo conto che ogni giorno i nostri comportamenti rappresentano un modello per i nostri figli? Che adulti vorremmo diventassero? E quali altri modelli vorremmo avessero crescendo?

martedì 25 febbraio 2014

Sono mamma: e ora? Le difficoltà emotive della neo-mamma

Questo intervento prende spunto da numerosi articoli di cronaca e dalle richieste di aiuto che ricevo nell'ambito della mia pratica professionale. Quante volte si sente parlare, in televisione, sui giornali e alla radio, di depressione post-partum e di infanticidio? Ebbene, oggi vorrei parlarvi di questo... ma non solo. Vorrei parlarvi di altre emozioni sperimentate dalla neo-mamma, di cui si discute poco e che invece, se riconosciute come parte naturale del diventare madre, potrebbero contribuire alla prevenzione dei casi di cui sopra. 
Pertanto, primo aspetto affrontato nel mio intervento riguarda il cosiddetto “BABY BLUES”, con il quale la letteratura intende uno stato depressivo legato ai flussi ormonali associati alla nascita del neonato, caratterizzato da: senso di inadeguatezza, angoscia, tristezza, crisi di pianto, scarso interesse per il bambino, frequenti sbalzi d'umore. Accanto ai flussi ormonali, altri fattori implicati nel manifestarsi del baby blues sono il dolore e la stanchezza per il parto, nonché per le poche ore di sonno; la confusione e il non sapere cosa fare di fronte ai pianti del neonato, il come interpretarli; i timori per le proprie capacità di accudimento e tanti altri pensieri, dubbi, domande che si affollano nella mente della mamma, soprattutto se si confronta con questa esperienza per la prima volta. Così la neo-mamma, accanto alla gioia e allo stupore per il figlio, può sperimentare emozioni difficili da gestire, da comprendere e per le quali può provare intensi sensi di colpa. E' importante sottolineare come si tratti di emozioni fisiologiche, naturali e frequenti, interessando il 50-80% delle neo-mamme. Inoltre, tendono a risolversi spontaneamente nel corso di qualche giorno. Perciò, mamme, se vi trovate a vivere queste emozioni, sapete che non siete le sole e che è una situazione transitoria.
 I cambiamenti associati alla nascita del bambino comportano per tutte le donne emozioni ambivalenti, anche senza che arrivino a sperimentare gli stati d'animo di cui sopra, e che possono permanere anche dopo aver superato il baby blues. I fattori citati relativi al dolore, alla stanchezza, alle paure nel crescere il figlio, insieme ai cambiamenti a livello fisico, lavorativo, di gestione del proprio tempo e nel rapporto di coppia, comportano naturalmente emozioni “negative”, arrivando anche alla rabbia. Sono emozioni normali, naturali trovandosi la donna, da un momento ad un altro, in una nuova vita, con nuove responsabilità, con un corpo che non si riconosce, con un rapporto diverso con il partner, i familiari e gli amici, un rapporto tutto da definire, rinegoziare... Essere consapevoli della propria ambivalenza verso il bambino e accettarla come processo naturale del diventare madre, oltre che moglie, partner, donna, è fondamentale per un passaggio sereno nel costituirsi della relazione con il bambino ma anche per il proprio equilibrio e per il rapporto con le altre altre persone significative. Inoltre, è importante parlare delle proprie emozioni, condividerle con le persone care, con altre mamme, con la propria mamma, se lo si desidera. A volte, può apparire difficile confidare tutto ciò per i timori di essere giudicate, non comprese, non accolte. Si può allora individuare una persona, che sia un familiare, un amico o un professionista, con cui ci si sente di poterne parlare, lasciarsi andare e trovare così insieme un modo più sereno per gestire le proprie emozioni.

martedì 11 febbraio 2014

Cyberbullismo e suicidio

Un'altra ragazza vittima del cyberbullismo ma questa volta l'epilogo è drammatico: il suicidio. Dopo varie richieste di aiuto, alcune velate altre più manifeste, la 14enne non è riuscita più a reggere il peso degli insulti, degli inviti a togliersi vita, scritti su uno dei social network più in voga tra gli adolescenti: Ask.fm. L'esser stata vittima di cyberbullismo può aver così fatto degenerare una situazione già difficile vissuta da quella ragazza. La degenerazione è poi tanto più facile e rapida quanto più i bulli possono rimanere anonimi, come in questo caso.

Il social network, sconosciuto spesso a molti adulti, conta 60 milioni di iscritti. Permette di formulare domande in modo anonimo con lo scopo di dire quello che non si riesce a dire altrimenti. Laddove si verifichino episodi di cyberbullismo, il botta e risposta, che può andare avanti per giorni, è offensivo, giudicante, lesivo della dignità della persona, della sua autostima.
Così i milioni di ragazzi che rispondono alle domande postate sul social network possono sentire conferma ed esponenziale amplificazione alle proprie paure, alla sofferenza, alla scarsa autostima. Tale fragilità è legata a molteplici fattori: i conflitti con i genitori, espressione del bisogno di definire una propria identità ed autonomia; il bisogno di essere accettati dai gruppi di amici più alla moda; la sofferenza per non essere accettati per come si è; la confusione per il corpo che cambia e per gli impulsi sessuali e aggressivi...
Oggi non voglio aggiungere consigli, indicazioni di interventi ma lasciare spazio alla riflessione e alle emozioni che questo articolo mi ha lasciato: una profonda tristezza e preoccupazione per il contesto in cui i ragazzi affrontano le sfide di ogni giorno, in cui cercano di trovare un modo per capire chi sono, cosa vogliono diventare da grandi, per sentirsi voluti bene per come sono ed incoraggiati a potenziare le loro qualità, le loro risorse.
Riflettere perchè non ci sia un'altra ragazza che arrivi a pensare che l'unica soluzione alla sua sofferenza, al suo non sentirsi amata, al suo non essere “abbastanza” sia morire.
Potete trovare l'articolo integrale qui

lunedì 10 febbraio 2014

Cyberbullismo: cosa fare?

Oggi un altro articolo di cronaca ha riportato l'attenzione su episodi di bullismo tra adolescenti. In questo caso, a una prima aggressione fisica, è poi seguita la pubblicazione online del video, qualificando l'episodio nell'ambito del sempre più frequente cyberbullismo.
Con quest'ultimo termine si intende una forma di bullismo che si serve dei vari mezzi elettronici (internet, sms, immagini, video...) per prevaricare "la vittima", farne oggetto di derisione, di umiliazione. Le ragazze sono solitamente quelle più colpite.

L'articolo integrale potete trovarlo qui.

Il cyberbullismo favorisce da un lato l'immediata e rapidissima moltiplicazione del numero di spettatori, dall'altra amplifica gli effetti delle prevaricazioni subite dalla "vittima": senso di impotenza, scarsa autostima, vergogna, difficoltà scolastiche e relazionali, ansia, depressione, fino, in casi estremi, al suicidio... Questa volta è successo a Pavia, qualche giorno fa a Bollate (Milano). Episodi simili sono in costante e preoccupante aumento, grazie alla facilità di diffusione delle immagini, alla sempre maggiore disponibilità dei mezzi elettronici da parte degli adolescenti, all'emulazione, alla mancanza di una guida (interiore ed esteriore) di condotta morale...

E allora, cosa fare per prevenirlo?
Possibili interventi, a livello scolastico e familiare:
  • sviluppare e potenziare, fin da piccoli, l’educazione affettiva, e quindi l’educazione ai valori del rispetto e delle differenze, della stima, delle emozioni, della loro espressione e del loro riconoscimento;
  • sostenere insegnanti e genitori nel loro ruolo di guida dei ragazzi (tramite dialogo, confronto ma anche regole chiare e precise, fino anche al controllo se necessario), in un periodo complesso, quale l'adolescenza, e reso sempre più complicato dai molteplici stimoli provenienti da programmi televisivi, internet, social network
  • sviluppare e potenziare le capacità comunicative, l'empatia, la comprensione ed il senso di responsabilità per le parole ed i comportamenti usati;
  • riflettere, aprirsi e confrontarsi sui bisogni dei bulli e delle vittime sottostanti alle loro modalità interattive e comunicative 
Consigli pratici per fermare il cyberbullismo:
  • Parlarne per prima cosa con un genitore o un adulto di riferimento;
  • Cambiare indirizzo di posta elettronica;
  • Non frequentare più, o per un po’ di tempo, siti e chat in cui naviga il cyberbullo;
  • Segnalare il cyberbullo ai moderatori delle chat, dei forum, ai proprietari di blog e siti internet;
  • Ignorare il persecutore: a volte, infatti, l'essere ignorato lo fa desistere, mentre il ricevere suppliche, reazioni arrabbiate non fa che aumentare il suo interesse;
  • Inviare un messaggio al cyberbullo, indicando che i genitori sono stati informati e hanno sporto denuncia alla Polizia;
  • Se gli episodi sono prolungati e gravi, è importante contattare la Polizia Postale e delle Comunicazioni o i Carabinieri
Cosa stabilisce il nostro ordinamento giuridico in materia di bullismo e di cyberbullismo?
Ancora manca un inquadramento normativo specifico. Tuttavia, i comportamenti prevaricatori possono produrre conseguenze sia sul piano civile che su quello penale, per i ragazzi con un'età superiore ai 14 anni. Per i più piccoli, invece, possono essere attivate misure rieducative. Infine, per tutti i ragazzi, le loro famiglie ed il contesto scolastico possono essere realizzati interventi di sostegno psicologico, individuale e/o di gruppo.


domenica 9 febbraio 2014

SOSeparazione

Eventi gratuiti 19 e 26 febbraio a Torino

 

Coppia, figli e separazione:

  percorrere insieme il cambiamento



Mercoledì 19 febbraio
ore 19-20.30

Quando mamma e papà si separano: 
istruzioni per l’uso.
Consigli su come gestire la separazione dal punto di vista dei figli.
Relatrici:
Dott.ssa Elisabetta Colucci – Psicologa
Dott.ssa Alessandra De Sanctis – Psicologa Psicoterapeuta



Mercoledì 26 febbraio 
ore 19-20.30
Insieme a te non ci sto più: suggerimenti per gestire la separazione.
Elementi psicologici e aspetti legali nella separazione coniugale.



Relatrici:
Dott.ssa Maria Teresa Belgiovine – Psicologa
Dott.ssa Sarah Pederboni – Psicologa Psicoterapeuta
Avv. Annalisa Maffia

Gli incontri si svolgono presso:
Studio di psicologia – Corso Re Umberto 44 (scala a destra – 2° piano)
Per motivi organizzativi è gradita la prenotazione:
tel. 393.4100770
email: psicologia.separazione@gmail.com



Evento gratuito!