martedì 11 febbraio 2014

Cyberbullismo e suicidio

Un'altra ragazza vittima del cyberbullismo ma questa volta l'epilogo è drammatico: il suicidio. Dopo varie richieste di aiuto, alcune velate altre più manifeste, la 14enne non è riuscita più a reggere il peso degli insulti, degli inviti a togliersi vita, scritti su uno dei social network più in voga tra gli adolescenti: Ask.fm. L'esser stata vittima di cyberbullismo può aver così fatto degenerare una situazione già difficile vissuta da quella ragazza. La degenerazione è poi tanto più facile e rapida quanto più i bulli possono rimanere anonimi, come in questo caso.

Il social network, sconosciuto spesso a molti adulti, conta 60 milioni di iscritti. Permette di formulare domande in modo anonimo con lo scopo di dire quello che non si riesce a dire altrimenti. Laddove si verifichino episodi di cyberbullismo, il botta e risposta, che può andare avanti per giorni, è offensivo, giudicante, lesivo della dignità della persona, della sua autostima.
Così i milioni di ragazzi che rispondono alle domande postate sul social network possono sentire conferma ed esponenziale amplificazione alle proprie paure, alla sofferenza, alla scarsa autostima. Tale fragilità è legata a molteplici fattori: i conflitti con i genitori, espressione del bisogno di definire una propria identità ed autonomia; il bisogno di essere accettati dai gruppi di amici più alla moda; la sofferenza per non essere accettati per come si è; la confusione per il corpo che cambia e per gli impulsi sessuali e aggressivi...
Oggi non voglio aggiungere consigli, indicazioni di interventi ma lasciare spazio alla riflessione e alle emozioni che questo articolo mi ha lasciato: una profonda tristezza e preoccupazione per il contesto in cui i ragazzi affrontano le sfide di ogni giorno, in cui cercano di trovare un modo per capire chi sono, cosa vogliono diventare da grandi, per sentirsi voluti bene per come sono ed incoraggiati a potenziare le loro qualità, le loro risorse.
Riflettere perchè non ci sia un'altra ragazza che arrivi a pensare che l'unica soluzione alla sua sofferenza, al suo non sentirsi amata, al suo non essere “abbastanza” sia morire.
Potete trovare l'articolo integrale qui

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